Agenzia Hawzah News – L’Ayatollah Alireza Arafi, intervenendo alla cerimonia conclusiva del decimo Festival dell’Arte Celeste, svoltasi nella sala conferenze della scuola teologica Imam Kazem (pace su di lui) e organizzata dal Dipartimento per la divulgazione e gli affari culturali dei seminari, ha dichiarato che l’arte autentica apre davanti all’uomo e alla società ampi scenari e orizzonti elevati; un’arte posta al servizio degli ideali più alti, della felicità e della salvezza dell’umanità. Questo è anche il messaggio del Festival dell’Arte Celeste: un’arte che, soprattutto alla luce della Rivoluzione islamica, ha dischiuso nuovi orizzonti all’arte religiosa e umana.
Il direttore dei seminari, richiamando il ruolo dell’arte alla luce della preghiera e della spiritualità, ha affermato che ogni pensiero che prende forma nella mente dell’uomo e ogni espressione artistica, se orientati al cammino divino e a Dio Altissimo, conducono alla via dell’elevazione e della salvezza. Questo è il percorso sublime dell’arte celeste: un’arte che si oppone alle espressioni puramente materiali e istintuali e riflette ampi orizzonti spirituali e sublimi ideali umani.
Egli ha aggiunto che l’arte della Rivoluzione Islamica e quella scaturita dalla cultura del martirio hanno aperto orizzonti inediti davanti agli artisti; oggi assistiamo a una presenza ampia e qualificata di creatori impegnati in molteplici ambiti, dal cinema e dalle arti visive fino ad altri settori espressivi, capaci di tracciare nuove prospettive e di imprimere un segno significativo nell’arte contemporanea dell’Iran e del mondo.
Il membro del Consiglio Supremo dei seminari ha proseguito affermando che numerosi artisti iraniani, attivi in diversi ambiti, hanno aperto nuovi orizzonti nel cinema e in altre discipline artistiche; oggi è evidente come lo spirito divino, la tensione rivoluzionaria e l’anelito all’elevazione attraversino l’arte contemporanea iraniana. Anche i seminari sono chiamati ad accompagnare questo movimento sublime e sacro, assumendo un ruolo attivo nella sua guida e nel suo approfondimento.
L’Ayatollah Arafi, sottolineando il ruolo fondamentale dell’arte nella formazione delle civiltà, ha aggiunto che, se si intende perseguire una solida capacità di influenza culturale a livello globale e la rinascita di una nuova civiltà islamica, occorre ripercorrere un ordine essenziale: anzitutto la filosofia, quindi il sapere, poi le tecnologie, e infine l’arte di alto livello. L’arte orienta i cuori e alimenta la speranza, e nessuna scuola, dottrina o civiltà può durare senza l’arte.
Riferendosi alle dimensioni espressive e formali del Sacro Corano, ha precisato che nei versetti coranici emergono profondità e straordinarie ricchezze di linguaggio; allo stesso modo, nel patrimonio islamico, poesia e letteratura hanno operato per secoli al servizio della wilāya (autorità divina) e del tawhīd (monoteismo), svolgendo un ruolo decisivo. L’arte è un ambito altamente influente, e trascurarla conduce all’indebolimento delle idee e degli ideali.
Il direttore dei seminari ha proseguito affermando che, sebbene la felicità dell’essere umano affondi le sue radici nella ragione e nel pensiero, quando l’arte prende forma alla luce della ragione e della rivelazione, le dimensioni più profonde dell’intelletto si attivano e il messaggio della rivelazione raggiunge l’anima delle persone con un linguaggio chiaro e armonioso. L’arte sacra nasce dall’incontro tra ragione e rivelazione, ed è questo il tipo di arte che consideriamo coinvolgente, efficace e duratura.
Infine, sottolineando che l’arte deve essere al servizio di Dio, dell’uomo e dei valori divini, ha concluso affermando che un’arte fondata sulla ragione, sulla rivelazione e sulla dignità umana può aprire la via alla felicità dell’umanità. Oggi, alla luce della Rivoluzione Islamica, amici e intellettuali rivoluzionari hanno dato vita a opere artistiche di alto livello, hanno fondato nuove scuole artistiche e realizzato risultati di grande valore, aprendo ampie prospettive per il futuro della cultura e dell’arte islamica.
A cura di Mostafa Milani Amin

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